"Con i 'fenomeni' non si vince" Lippi: "Il gruppo è fondamentale"
"Le squadre vincenti devono essere formate da giocatori che abbiano il valore dell'aggregazione e che si mettano al servizio degli altri, non da chi si sente fenomeno o primadonna". Parola di Marcello Lippi: "Le squadre composte da giocatori talentuosi - spiega - ma che credono che tutti debbano essere a loro disposizione non avranno mai continuità". E difende il calcio italiano: "Non è in crisi anche se può sembrare così"
Il tecnico viareggino deve ancora sciogliere gli ultimi dubbi sulle convocazioni: "I 'vecchi' hanno dato una mano, i 'nuovi' hanno fatto abbastanza bene, e quindi sono ottimista - ha detto il ct durante un evento organizzato da tre Rotary Club fiorentini - devo ancora completare il gruppo ma non sarà un compito difficile".
In Sudafrica l'Italia è chiamata a difendere il titolo: "Sarà difficile perché in Italia c'e' riuscito solo Pozzo - ha detto - le squadre più temibili sono Brasile, Argentina, Germania, Francia e Olanda. Ma se arriveremo all'appuntamento in grande condizione fisica e psicologica non dovremo avere paura di nessuno". E punge Blatter: "Non è stato bello che il presidente della Fifa non abbia premiato i campioni del mondo, ma non so se ci sono stati motivi particolari".
Il suo futuro sembra colorato di bianconero ma Lippi smentisce di aver preso qualsiasi decisione: "Dopo il mondiale è tutto apertissimo e nonostante se ne parli tanto nella mia testa ci sono soltanto i prossimi sei mesi di lavoro con la Nazionale poi cosa succederà non lo so".
Lippi ha poi difeso il calcio italiano dalle accuse di declino: "Non siamo messi male perché abbiamo ottimi talenti che stanno nascendo e crescendo nelle varie rappresentative giovanili, le nostre squadre si fanno valere in Europa, siamo campioni del mondo e abbiamo il campionato di serie B più competitivo del mondo". E sull'invasione degli stranieri nel nostro campionato il ct ricorda che "l'espressione più vera del calcio di un paese è la Nazionale, non sono le squadre di club. Si parla tanto dell'Inter ma in Inghilterra va anche peggio, basti pensare che il Liverpool è in mani americane ed è allenato da uno spagnolo, il Chelsea è di proprietà di un russo ed è guidato da un italiano. In Premier League solo il 38% dei giocatori sono inglesi, mentre nella nostra Serie A abbiamo il 60% di giocatori italiani".