L’Inter è ben fornita, ma si concede Pandev e l’aggiunge al gruppo dei suoi goleador. Il Milan ha Borriello, che si vede e si sente. Magari se ne accorgerà pure Lippi. Beckham torna a Milano e serve più oggi di un anno fa. Quasi, quasi l’attacco funziona meglio senza Pato e con l’inglese. La Roma ci ha provato con Toni e ne ha cavato qualche effetto. Il Napoli ha pensato che l’attaccante migliore poteva essere l’allenatore e non ha visto male. La Juve non è riuscita ad acchiappare neppure Lanzafame dal Parma, ma si è rivolta a Paolucci, un prodigio quand’era fra i suoi ragazzini, oggi un panchinaro del Siena.
Ora leggete la classifica, ne caverete l’anatomia di un centravanti e la storia di un campionato. Ieri la Juve non ha fatto nemmeno un tiro in porta, all’Inter ne sono bastati due (guarda caso grazie ai piedi di Pandev e Milito), il Milan ha scardinato il Siena con il suo bombardiere bianco eppoi si è divertito con il giocoliere nero. Toni ha segnato due reti e sono un buon segno, non gli capitava da febbraio 2009: nessuno può dire se il Bayern abbia rispedito indietro un ferro vecchio o un cannoniere in crisi di identità. Ma i primi segnali dicono che il fiuto non si è spento, la capacità anche (un gol di piede, uno di testa) e magari la Roma ha pescato l’uomo che serviva a completare un gruppo di valore. Guidato, guarda caso, dal tecnico che l’anno passato allenava la Juve. Ogni tanto il pallone è galantuomo.
Fatti i conti e pesati i personaggi, allora perché stupirsi se la Juve è rotolata indietro e continua a subir sberloni? Gli infortuni ci sono per tutti. D’accordo, per la Juve un po’ di più. Ma chi avrebbe avuto la faccia di presentarsi con Paolucci, classe 1986 e un brillante futuro dietro le spalle, per vincere una partita ad ogni costo? Tanto valeva puntare su Ciro Immobile, giovine di belle speranze. «Abbiamo seguito la linea verde», ha sostenuto il ds Alessio Secco, che poi non si è incaricato di leggere il bilancio (di campionato) rosso. L’ha spiegata giusta Chiellini: «In tre partite neppure un tiro in porta. Così dove si va?». Appunto.
No, qualcosa non va e la classifica, per una volta, non racconta le bugie. Dice Bettega: «Imitiamo il Milan: ha sofferto nelle prime sette partite, ed ora guardate dov’è? Noi nelle prime sette giornate eravamo primi». Ed ora guardate dove siete fidandovi di Amauri, uno dei prediletti di Lippi.
Domenica Inter-Milan, ovvero un attacco composto da Milito, Pandev e Balotelli (in attesa di Eto’o), tre giocatori che non ti perdonano niente, contro Ronaldinho, Borriello, e forse Pato, con Inzaghi e Huntelaar in panchina. A parte l’incomprensibile, per ora, presenza dell’olandese, gli altri hanno il gol nel piede, nel sangue e nel contratto che spesso onorano. La Roma sabato andrà a Torino fidando su Vucinic, Toni e Julio Baptista, in attesa di Totti. Invece Ferrara avrà Amauri, Paolucci e lo sgonfio Del Piero. Iaquinta e Trezeguet torneranno, certo, ma quando tanto sarà perduto. O quasi. Vero che non sempre le punte servono, ma quelle in gamba si sentono e fanno la differenza. Pensate che la Juve non potrà neppure appuntare all’occhiello il ritrovato capitano. Ritrovato solo per la formazione di partenza, non certo per tirar fuori la squadra dai guai.
Il calcio insegna che, stellone di Mou a parte, tutti sono destinati a soffrire gli incerti della buona sorte, ma certi segnali vanno letti e, possibilmente, sterilizzati. La classifica in base ai cannonieri non fa una grinza. E se la guardate in base ai gol segnati da tutta la serie A, vedrete che quest’anno le reti segnate sono perfettamente allineate alla classifica (solo il Genoa fa eccezione). Di solito si dice che sono le difese a creare la differenza: per ora l’hanno fatta gli attacchi. E magari gli allenatori che hanno l’attacco nel sangue. Mou è un fantasista (vabbè, della parola più che della tattica). Leonardo era un calciatore d’attacco. Mazzarri un centrocampista. Ranieri un attaccante trasformato in difensore e si è visto. Ferrara un difensore puro. Peccato che la Juve non ci prenda né in attacco né in difesa. E mentre Blanc si secca se gli danno del dilettante, Bettega - per ora unico attaccante vero della Juve - rispolvera la verve, più che il fiuto, per dire che la squadra è forte così: com’è e com’era quando vinceva. Non contano i numeri, solo quello che si vede. Nessun acquisto in preventivo, in attesa di Iaquinta e Trezeguet. Tutti con arrogance. Che non è un giocatore francese, ma una immortale qualità dei dirigenti bianconeri.
MA PRENDONO PER IL C**O!!!!!!!!CHI AVREBBE AVUTO IL CORAGGIO DI METTERE PAOLUCCI???????E CHI C***O GIOCAVA ALTRIMENTI???UN TIFOSO A CASO DALLA CURVA??????MA VA VA!!!