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 Il Pagellone del 2010!

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MessaggioTitolo: Il Pagellone del 2010!   Il Pagellone del 2010! Icon_minitimeMar 28 Dic 2010 - 1:47

Il duemiladieci della Juventus è stato un anno così, double face, per sei mesi da dimen­ticare, cancellare, cen­surare, e per altri sei da vivere sul filo della speranza, dell’ambi­zione, della serenità ri­trovata. Il duemiladie­ci è stato l’anno in cui una Juventus ha cedu­to il passo a un’altra Juventus: inevitabile e doloroso. La prima è stata brutta, la più brutta della storia ul­tracentenaria di que­sta società; la seconda è bella, non ancora bel­lissima. Però ci vuole tempo, pure il Padre­terno ha impiegato sei giorni per mettere in­sieme il mondo; Agnel­li e Marotta - che sono umani - devono darci dentro sette su sette e non basta. Siccome tutto serve, persino ciò che è acca­duto da gennaio a maggio deve essere sfruttato e mandato a memoria: per non in­cappare più nello stes­so errore. Sarebbe faci­le martellare l’ex pluri­potenziario Blanc, l’ex diesse Secco, gli ex alle­natori Ferrara e Zac­cheroni. Facile e inuti­le: hanno sbagliato, sì, ma perché il progetto era sbagliato. Infatti non esiste più un pro­getto, anzi la parola è stata addirittura ban­dita. Ora esiste una struttura snella ed esi­stono degli obiettivi da perseguire: i risultati di metà 2011 racconte­ranno come è andata e quanto ci sarà da cor­reggere. Molti della prima par­te del 2010 non ci sono più, congedati e/o ri­mossi, altri stanno per passare ai saluti (Sis­soko e magari Amau­ri). Eppure il simbolo del cambiamento è un reduce, Felipe Melo. In­guardabile e contesta­to per un bel pezzo, fon­damentale e adorato adesso che ha recupe­rato la sua dimensione e la sua tranquillità. C’è poi un secondo simbolo, biondo e velo­cissimo: si chiama Krasic, solletica la fan­tasia della gente con la stessa rapidità con cui si muove in campo. Ri­corda Nedved, uno che si è fatto da parte scientemente per poter tornare. Ed è tornato.

I VOTI DA GENNAIO A MAGGIO - I sei mesi che passeranno alla storia. Sì, i sei mesi più neri della storia bianconera. Sei mesi di­sastrosi, sotto il profilo dei risultati e dell’immagine. Si inizia con il cambio di panchina (via Ferrara, ecco Zaccheroni), si finisce con il cambio di società (il po­tere ad Andrea Agnelli, JC Blanc ridimensionato, con Beppe Marotta e il suo gruppo aggregati per la rivoluzione). La Juve, che prova anche a reinserire Roberto Bettega in società, fallisce clamorosamente. Falliscono i brasiliani da 25 milioni (Felipe Melo e Diego), fallisce Cannavarochiamato al grande ritor­no (contro il volere dei tifosi e delle logiche pallonare). Punto e a capo.

LA SOCIETA’
BLANC 4,5 - Presidente, amministratore delegato, di­rettore generale. Uno e trino. Ma senza esperienza nel mondo pallonaro, ha preteso troppo, con un pizzico di presunzione. Doveva affidarsi a gente del settore, in­vece pensava che aver giostrato nel Tour, al Roland Garros, nella Dakar lo avrebbe guidato con successo anche nel calcio. Altri sport, altra filosofia.
SECCO 5 - Direttore sportivo senza protezione. Una vita alla Juve e improvvisamente a condurre i giochi della Juve. Salto enorme, appunto senza rete. Su Fe­lipe Melo non si era certo sbagliato, però se lo spoglia­toio si è spaccato e i giocatori facevano ciò che voleva­no significa che non è riuscito a gestire la situazione.

GLI ALLENATORI
FERRARA 5 - Passa dalla scrivania al campo. Pochi fondamentali, poco sostegno. Destinato al massacro.
ZACCHERONI 5,5 - Traghettatore privo di... remi. Difficile così portare a riva la derelitta scialuppa bian­conera. Che difatti salva a malapena l’Europa dei po­veri. Subentra a fine gennaio a Ferrara, ma esce dal giro scudetto, dal giro Champions, dalla competizio­ne di consolazione. Camoranesi e compagni non lo aiutano di certo. Insomma, riceve un’eredità grama che tale rimane.

LA SQUADRA
CHIELLINI 6,5 - Tra tanti sbandamenti, e “sbandati”, prova a mettere le basi per la sua crescita personale, da futuro capitano in campo (e fuori). Certo, anche lui spesso cade, ma si rialza con grinta e personalità, ar­chiviando i sei mesi più neri della storia bianconera.
BUFFON 6 - Clamorosi gli sfoghi post-ko. Non si dà pace per una Juve che non è più Juve. Però, tra un tuffo (inutile) e l’altro, prova a scuotere la truppa.
CACERES 6 - La sorpresa dell’annata, una delle po­che note liete. Nonostante gli acciacchi fisici, l’uru­guaiano si dimostra difensore poliedrico e di prospet­tiva. L’unica colpa: arriva nel momento sbagliato.
TREZEGUET 5,5 - Qualche segnale di ripresa in in­verno, poi anche Re David abdica. Acciaccato e con l’u­more sotto i tacchi. Comunque, chiude con 10 gol sta­gionali e si ripresenta in ritiro pronto a cambiare fi­nale. Così, Del Neri in avvio gli concede l’attacco, poi l’estate lo traghetta in Spagna. Adieu, adios, addio.
DEL PIERO 5,5 - Si mette a disposizione di Zac per ti­rare su la Signora, ma è missione impossibile. Il capi­tano, comunque, non abbandona la nave che affonda.
DIEGO 5 - Un avvio da stropicciarsi gli occhi, con quel­la doppietta alla Roma che rievoca un altro Diego (Maradona). Ma si spegne ben presto, con la luce che abbandona l’intero gruppo. Buio pesto.
FELIPE MELO 4,5 - Si porta sulle spalle il fardello dell’acquisto più oneroso, va fuori di testa, si becca la contestazione e reagisce in malo modo. Trascina l’an­sia bianconera anche al Mondiale. Poi, invertirà la rotta dopo grande riflessione, ma il primo semestre 2010 è un disastro.
CAMORANESI 4 - Lascia la Juve nel peggiore dei mo­di: quasi mai in campo, latitante negli allenamenti.
CANNAVARO 4 - Era meglio se non tornava, a dispet­to dei santi. E non meritava una chiusura di carriera (italiana) così.
GROSSO 4 - Abbaglio di mercato, tra tanta confusio­ne. Si diceva fossero le dritte di Lippi, che però man­co lo porta, in Sud Africa. Ma alla fine, annega l’inte­ro gruppo (da Amauri in giù). Pochi esclusi.

I VOTI DA GIUGNO A DICEMBRE - «Gli è tutto sbaglia­to, gli è tutto da rifare» sostene­va Bartali. Pare che il “ginet­taccio” fosse tifoso juventino (tiepido, infatti i suoi biografi gli attribuivano pure una sim­patia per la Fiorentina), sicu­ramente dei bianconeri aveva il carattere vincente e la capa­cità di ripartire dopo i passag­gi a vuoto. Esattamente la rea­zione esibita dalla Juve al ter­mine della peggior stagione della propria ultracentenaria storia. Più che un restyling i vertici del Lingotto (pardon di corso Galileo Ferraris) si sono aperti a una rivoluzione all’in­segna proprio del «Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare». Nuovi i vertici societari, nuovo l’allenatore, nuovi dodici gioca­tori nella rosa della prima squadra. Si è riportato un Agnelli (Andrea) al vertice del club, pescando così nella pro­pria storia per guardare con fi­ducia al futuro. Alcuni risulta­ti sono già stati raggiunti: una ritrovata credibilità, un ap­proccio determinato dentro e fuori dal campo (vedi la gestio­ne del caso Calciopoli), una complicità non solo di facciata tra tifosi, squadra e società. Re­stano da conseguire gli obietti­vi vitali, occorre tornare a sol­levare trofei. L’impressione è che la strada intrapresa sia de­stinata a quel naturale appro­do, ma la teoria necessita ov­viamente di conferme.

LA SOCIETA’
MAROTTA 7,5 - Entrato nella sede bianconera in qualità di direttore generale, in pochi me­si Beppe Marotta è stato coop­tato nel CdA con la promozio­ne ad amministratore delega­to. Un segno tangibile della fi­ducia riposta nei suoi confron­ti dalla proprietà. Nel respon­sabile dell’area sportiva la gentilezza dei modi si sposa al decisionismo che l’ha portato a cambiare volto a una squadra ancorata, fino al maggio scorso, al pre-Calciopoli. Il colpo Kra­sic rappresenta il fiore all’oc­chiello per la nuova dirigenza, ma con la sola eccezione di Motta (mentre il giudizio su Martinez resta sospeso) tutti i nuovi arrivati hanno convinto. Ottima poi l’intuizione - da ascrivere a Fabio Paratici, braccio destro di Marotta - di portare Frederik Sorensen in bianconero per un esborso di 150 mila euro. Un’inezia per i canoni del calciomercato. So­prattutto un movimento che sottolinea l’attenzione dell’in­tero staff (comprendente pure Gianni Rossi e Carlos Manuel Vargas) per i giovani. Dire che la Juve programma il proprio futuro è molto più che uno scontato slogan.

L’ALLENATORE
DEL NERI 7,5 - La scelta di puntare sul tecnico di Aquileia, nello scorso maggio, è stata la prima presa da Marotta. E non si presentava esente da rischi, considerato che fino a quel momento i nomi ipotizzati erano quelli di Benitez (al tempo go­deva di un appeal rivelatosi ec­cessivo) e Prandelli. Nei fatti la decisione è risultata azzec­catissima. Del Neri ha infatti confermato di essere uno dei migliori tecnici in circolazione sotto il profilo tattico, dimo­strandosi - e questo era meno scontato - anche un ottimo ge­store dello spogliatoio. Coeren­za e chiarezza sono le sue linee guida, assai gradite a un grup­po che aveva assolutamente bisogno di affidarsi a una figu­ra carismatica. Emblematico, in tal senso, il recupero psicolo­gico di Felipe Melo.

LA SQUADRA
STORARI 7,5 - Il fatto che oggi lo si consideri in competizione con Buffon dimostra come l’ex portiere della Samp sia appro­dato a una nuova dimensione. Eccellente tra i pali, discreto nelle uscite, di Storari colpisce soprattutto la serenità, tra­smessa all’intera difesa.
GRYGERA 6 - Prima di essere fermato da un infortunio a Sa­lisburgo, aveva riconquistato il posto da titolare dimostrando­si al solito valido in fase difen­siva e un po’ lacunoso nelle in­cursioni.
M.MOTTA 5 - Nonostante sia ar­rivato in ritiro nella prima infornata, cioè a inizio luglio, non è riuscito ad assimilare i concetti difensivi di Del Neri. Ritrovarsi davanti Krasic, che è una sorta di attaccante ag­giunto, non gioca a suo favore.
SORENSEN 7,5 - Il danesino (si fa riferimento all’età, non al­la stazza) ha determinazione, intelligenza tattica e atletismo da giocatore importante. Deve progredire invece dal punto di vista tecnico. Probabilmente quando potrà agire nel ruolo (naturale) di centrale una cer­ta ruvidezza di piede e le diffi­coltà nel breve saranno meno evidenti. Il tempo gioca davve­ro a suo favore.
BONUCCI 7,5 - Superata la fa­se di ambientamento (e smal­tite le scorie del Mondiale, per­ché praticamente ha rinuncia­to alle vacanze) l’ex barese ha confermato la bontà dell’inve­stimento estivo. A soli 23 anni gioca con la tranquillità di un veterano, dimostrandosi abile anche nel far ripartire l’azione. Sarà un punto fermo per mol­ti anni.
CHIELLINI 7,5 - I movimenti difensivi introdotti da Del Ne­ri gli sono costati alcuni pas­saggi a vuoto (condivisi con l’intero reparto) a inizio cam­pionato, ma pagato il pedaggio alla novità il livornese è torna­to al suo rendimento abituale. Ovviamente altissimo.
LEGROTTAGLIE 6 - Per l’otti­ma prova di San Siro contro il Milan, l’unica partita da tito­lare giocata nell’attuale cam­pionato. Match fondamentale, però.
RINAUDO ng - (a causa degli infortuni)
GROSSO 6 - Reintegrato per cause di forza maggiore, il ter­zino caro a Lippi ha reagito be­ne, salvo adagiarsi un po’ nelle ultime uscite dell’anno. Se vuo­le conservare il posto è bene che torni all’antico...
TRAORE’ 6 - Partito con il fre­no a mano tirato (causa infor­tuni), il francesino ha innesta­to le marce alte nelle ultime apparizioni. Potrebbe ritagliar­si uno spazio importante, pri­ma però dovrà convincere Del Neri sulle sue capacità difensi­ve.
DE CEGLIE 6,5 - Sfortunato, Ha subito un grave infortunio, ma le recriminazioni sono le­gate soprattutto alla tempisti­ca dello stesso. Il ko è arrivato quando il valdostano stava fi­nalmente dimostrando di po­ter reggere il peso di una ma­glia titolare.
FELIPE MELO 7,5 - Dopo il naufragio al Mondiale il brasiliano ri­schiava di affogare, invece ha tirato la testa fuori dall’acqua e ha ripreso a nuotare con maggior vigore. Quellao che tutti gli hanno sempre ricono­sciuto. La novità è che oltre ai muscoli, Melo ora esibisce an­che il cervello, dimostrandosi serio e affidabile. Se dura il suo stato di grazia, la Juve sarà davvero autorizzata a pensare in grande.
AQUILANI 7,5 - Ha liberato la propria testa dai cattivi pen­sieri (causati da un paio di sta­gioni vissute ai margini) e Me­lo dalle incombenze offensive. Il risultato è stato eccellente a livello personale e pure di squadra, nonostante la lieve flessione dicembrina.
MARCHISIO 7 - Essere cen­trale anche una volta spostato a sinistra nel suo caso non è contraddittorio. La trovata di Del Neri ha sicuramente gio­vato alla difesa, meno all’attac­co. In ogni caso Marchisio si è rivelato al solito utilissimo.
SISSOKO 5,5 - Le sue lunghe leve sono tornate a girare, la testa ormai sembra altrove. D’altronde tutti i giocatori per rendere al meglio hanno biso­gno di sentirsi importanti e il maliano, per questa Juve, og­gettivamente non lo è.
KRASIC 9 - Ha le fattezze di Nedved e ci ricorda il miglior Boniek. Non male come punti di riferimento, lui nel frattem­po lo è diventato per la Juve tutta. La sua spinta sarà de­terminante nella rincorsa alla vetta.
PEPE 7 - Il romano è uno di quei giocatori apprezzati so­prattutto da compagni e alle­natori, ma con il passare delle settimane anche i tifosi più esi­genti hanno iniziato a spostar­si dalla sua parte. Perché tan­ta abnegazione finisce per con­quistarti e comunque anche i piedi, nei giorni giusti, non so­no così malaccio.
J.MARTINEZ n.g. - Leggi Rinau­do (con l’aggravante dei 12 mi­lioni spesi per strapparlo al Catania).
SALIHAMIDZIC n.g. - Qualche minuto, tanta simpatia.
DEL PIERO 6,5 - L’inverno del capitano è all’altezza del per­sonaggio, infarcito di record le­gati a una militanza ormai quasi ventennale. L’esplosione di Quagliarella ne ha però ridi­mensionato, inevitabilmente, il minutaggio.
IAQUINTA 6,5 - Il film della sua stagione non è dissimile da quello dei tre anni precedenti, vissuti perennemente in bilico tra campo e infermeria. Eppu­re tutti gli allenatori transita­ti nel periodo sulla panchina bianconera hanno faticato a prescindere dall’attaccante ca­labrese, soprattutto dopo il de­clino di Amauri.
AMAURI 4 - Il suo 2010 è sin­tetizzato da un’arida cifra: un solo gol in campionato nell’in­tero anno solare. Un flop che non si spiega solo con gli infor­tuni. I tempi sono maturi per un congedo.
QUAGLIARELLA 8 - Perché è un giocatore che abbina l’utile al dilettevole, capace di suppli­re all’assenza di un centravan­ti e di far presagire meraviglie per quando ne avrà uno al fianco con cui duettare.
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MessaggioTitolo: Re: Il Pagellone del 2010!   Il Pagellone del 2010! Icon_minitimeMar 28 Dic 2010 - 13:57

io a iaquinta darei il 6
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MessaggioTitolo: Re: Il Pagellone del 2010!   Il Pagellone del 2010! Icon_minitimeMar 28 Dic 2010 - 15:17

no vabbè... Iaquinta ha salvato molte partite.
comunque Sorensen 7,5? O_O
Traorè 6?
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MessaggioTitolo: Re: Il Pagellone del 2010!   Il Pagellone del 2010! Icon_minitimeMar 28 Dic 2010 - 18:58

non sono d'accordo con iaquinta e grosso e un tantino con pepe
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