L’Inter scopre di essere in crisi. Non è una primizia nell’era Mourinho: era infatti accaduto già due volte nella scorsa stagione (prima a gennaio con il ko di Bergamo e i pareggi a San Siro - con Torino e Cagliari, quindi tra aprile e maggio con la sconfitta di Napoli e i tre pareggi con Palermo, Juventus e Chievo) e la squadra era sempre riuscita a venirne fuori senza problemi. Il che basta e avanza per evitare di istruire processi o scongiurare scenari apocalittici. Tuttavia, come dimostrano le critiche di Massimo Moratti verso l’atteggiamento tenuto dalla squadra nella gara col Genoa, occorre mantenere gli occhi aperti. Perché il calendario (trasferte a Catania e Palermo inframmezzate dalla sfida col Chelsea) sembra un campo minato e perché un ulteriore passo falso trasformerebbe la volata scudetto in una tonnara.
MOURINHO RISCHIA? - La partita col Genoa ha messo sotto gli occhi di tutti quanto sia penalizzante per il rendimento della squadra non avere un trascinatore come Mourinho in panchina. È pensiero comune a Palazzo Saras che con l’uomo di Setúbal in panchina, nel secondo tempo sarebbe arrivato quel golletto necessario per la vittoria. Il problema però sta a monte e a quel gesto delle manette fatto a favor di telecamera durante Inter-Samp (20 febbraio) che gli è costato tre giornate di squalifica. Mourinho però è fatto così, prendere o lasciare. Domenica, per esempio, il portoghese, animato dal sacro fuoco che gli brucia dentro, si è attaccato alla balaustra per urlare i suoi ordini alla panchina. Atteggiamenti che potrebbero costargli un ulteriore turno di squalifica.